Quarantaseiesimo giorno 113 km, progressivo 10.675 km
Il tratto di strada che separa Bruges dalla capitale belga Bruxelles è breve, meno di un’ora e mezza di autostrada. Arriviamo all’ “auberge de jeunesse”, l’ostello della gioventù, che avevamo prenotato da Milano con largo anticipo: nel cortile interno sono disponibili solo 5 parcheggi per camper, l’unico parcheggio attrezzato e custodito vicino al centro della città. E’ un piccolo spazio su cemento con corrente e tutti i servizi, soprattutto un luogo comodo e sicuro dove lasciare il camper per i due giorni che dedicheremo alla scoperta della città. Siamo nel quartiere di Molenbeek, periferico e multietnico, distante una mezz’ora a piedi dal centro. E che sia un quartiere multietnico lo si capisce facilmente, per le strade si vedono quasi solo persone di nazionalità nordafricana, probabilmente marocchina, anche i negozi vendono articoli nordafricani, i locali servono piatti marocchini e te’ alla menta, molte donne indossano l’hijab, sembra di essere più a Rabat che a Bruxelles, è uno strano mix. Oltrepassato il fiume Senne l’aspetto della città cambia, mano mano che ci avviciniamo al centro i palazzi sono sempre meno popolari e più eleganti.
Arriviamo nel salotto bene della capitale, la Grand Place, la splendida piazza circondata dagli imponenti e antichi palazzi delle corporazioni, maestosi ed eleganti edifici di stile barocco e gotico, come l’Hotel de Ville, con la sua torre alta 96 metri dalla cui sommità la statua di San Michele domina la città. Le facciate dei palazzi sono raffinate, con statue, decorazioni in oro e fanno di questa piazza una delle più eleganti viste. C’è parecchia gente qui in centro, gruppi di turisti organizzati e perfino un gruppo di percussionisti che si esibisce, ma il suono dei tamburi non è gradito da Marlena, così ci allontaniamo dalla piazza percorrendo Rue de Etuve. Ci concediamo una dolce pausa gastronomica, seduti ai tavolini di un locale mangiando delle gaufre: i tipici dolci belgi, delle fette rettangolari di morbidi biscotti al burro decorati con panna, cioccolato o qualsiasi altra salsa purché dolce. Assaggiamo sia la variante di Bruxelles sia quella di Liegi, più morbida, ora gli zuccheri di sicuro non ci mancano per proseguire il nostro giro a piedi della capitale.
Poche decine di metri oltre ci fermiamo per la foto di rito ad uno dei simboli di Bruxelles, il Manneken Pis, la piccola fontana di bronzo del ‘600, raffigurante un bambino riccioluto che fa pipì. I belgi evidentemente sono un popolo allegro e scherzoso, non solo il bimbo fa pipì, ma anche la statua di una bimba (Jeanneke Pis) e perfino quella di un cane (senza acqua) Zanneken Pis, poco distante.
Non fa per fortuna caldo come temevamo, giriamo piacevolmente tre le vie e le piazze del centro: la concentrazione di locali e ristoranti etnici è impressionante, non una, ma diverse vie e piazze sono piene di locali che vanno dall’indiano al thai, dal libanese al marocchino, dal tibetano al vietnamita, tutti uno più bello ed interessante dell’altro. E c’è tanta gioventù, la città è viva. Anna e Sara fanno qualche acquisto alle bancarelle di artigianato in una piccola piazza, poi verso sera cominciamo a rientrare verso il camper, uscendo dal centro e tornando nella nostra piccola Kasbah multietnica stavolta di persone e non di ristoranti. Stasera abbiamo da allestire a festa per l’indomani la nostra casa mobile, non appena le ragazze saranno a letto.
SOSTA CAMPER
Parcheggio attrezzato presso l’Auberge de Jeunesse, Rue de l’Éléphant 4 Bruxelles, costo pernottamento con elettricità 35 euro.