In Ethiopia, e più precisamente nella cittadina di Harar, esiste un’antica tradizione millenaria: per evitare che le iene saccheggiassero il villaggio durante la notte, alcuni abitanti hanno cominciato ad uscire dalle mura di pietra e fango che proteggono il villaggio andando all’imbrunire incontro alle iene per porgere loro del cibo. Queste ultime hanno cominciato, a poco a poco, a fidarsi dell’uomo senza più sentire il bisogno di attaccarlo per ottenere del cibo. Da secoli si ripete tutti i giorni questo rito di pacificazione tra uomo e animale.
Sto viaggiando in Ethiopia da più di una settimana, dal nord fino a Lalibela ed ora qui, nella cittadina di Harar per vivere dal vivo questa emozionante tradizione che vede l’uomo entrare in stretto contatto con uno degli animali più pericolosi nell’immaginario comune.
L’attesa delle iene
Sono da poco passate le 19, è buio e la luna è appena velata dietro a qualche nube: mi trovo in uno spiazzo sterrato qualche centinaio di metri a nord della porta di Fallana, fuori dalle mura della città vecchia e di fronte alla giungla. Alle mie spalle c’è qualche piccola casa e si sentono dei bambini cantare, ma oltre al loro vociare e al canto di qualche grillo, regna il più assoluto silenzio, un silenzio inquietante; le uniche luci sono quelle dei fari di un fuoristrada che illumina appositamente la zona davanti a me; nella penombra passa qualche donna col proprio carico trasportato in testa e la cui sagoma svanisce nel buio della giungla.
E’ un clima di attesa, eletrizzante: tutte le notti le iene che vivono nei dintorni, si avvicinano alla città e vengono nutrite da alcuni uomini, una tradizione unica al mondo che non vedo l’ora di vivere. Un ragazzino attende con una cesta piena di carne di cammello tagliata a strisce sottili, mentre un uomo in ginocchio su di una piccola stuoia grida chiamando per nome le iene come segnale…la cena è pronta!
All’improvviso l’attesa viene interrotta e spuntano dal buio in lontananza due iene, una femmina col proprio cucciolo: avanzano piano illuminate dal fascio di luce dei fari, quasi intimidite, mentre il ragazzino getta verso di loro alcuni pezzi di carne; si avvicinano, la femmina prende coraggio e va verso l’uomo inginocchiato con la cesta anch’essa colma di carne: è bellissima nel suo mantello maculato, massiccia, più grande di un grosso cane e con una mandibola impressionante.
Non sono minimamente intimorito, tutt’altro, la situazione è eccitante, tanto che mi avvicino all’uomo lentamente, lui mi indica di prendere uno dei bastoncini di legno che ha con se, non più lunghi ciascuno di 10 cm, con la mano sinistra; lui ci appoggia sopra una striscia di carne penzolante e mi invita a porgerla verso la iena, che si aggira a pochi metri con circospezione. E’ un attimo, allungo il braccio e la iena addenta la carne e si allontana di qualche passo per mangiarla. Ripeto il gesto, poi il giovane uomo , molto sicuro di sè, mi invita a porgere questa volta il bastoncino tenendolo per un’estremità nella bocca, e la scena si ripete, la iena si avvicina e quasi viso a viso strappa via la carne.
Nel frattempo dal buio si sono avvicinate altre iene, saranno 5 o 6 e si aggirano quasi timorose: si avvicinano una alla volta all’uomo con la cesta, come se rispettassero tra loro un ordine gerarchico, mentre i più piccoli, più timorosi, rimangono in disparte e ci pensa il ragazzino a lanciare verso loro alcuni pezzi di carne dalla sua cesta.
Finita la carne l’uomo si alza, urla qualcosa, le iene sembrano capire, fanno qualche passo indietro e poi spariscono nel buio della notte, nella giungla, lontano dai fari e dagli uomini.
Lo spettacolo per questa notte è terminato. Un’emozione unica, sono qui ancora incredulo in compagnia di Fsil il ragazzo etiope che mi ha accompagnato qui a cui ho affidato la mia macchina fotografica per immortalare il momento.
Emozione da ripetere
Ho passato la giornata a vagare senza meta per le polverose strade di Harar, a caccia di spunti fotografici interessanti, e non è stato difficile trovarne.
Nella mia mente però ho continuato a ripensare con una certa emozione alla serata di ieri, tanto che ho deciso di ripetere il rito anche oggi. Alle 18.30 puntuale si ode il richiamo del Muezin alla preghiera, in questa piccola enclave islamica nella cristiana Ethiopia. Mi preparo ad un’altra notte in compagnia delle iene.
Ho appuntamento con Fasil, un ragazzo del posto; insieme andiamo a piedi fino ad un altro luogo, sempre fuori dalle mura, dove solitamente le iene vengono a sfamarsi, poco fuori Erer Gate, dinanzi ad un grande baobab illuminato da una fioca luce gialla di uno dei rari lampioni di Harar. Mi siedo ai piedi del grande albero, davanti a me c’è uno spiazzo più piccolo rispetto a dove ero ieri, la tensione e l’adrenalina durante l’attesa sono le stesse, in più sono anche da solo, ma stanotte sembra che le iene non abbiano intenzione di farsi vive e il tempo scorre.
Arriva un’altro straniero, un olandese dai capelli bianchi, accompagnato da un gruppo di bambini locali. Un ragazzo si è inoltrato già da un pò lungo i sentieri che si perdono nella immensa giungla, si sentono i suoi fischi e i suoi richiami, ma ancora nessuna iena in vista, sono ormai quasi le 20.
All’improvviso ecco spuntare in lontananza qualcosa, sembra un grosso cane, poi appena si avvicina di più verso il fascio di luce la sua sagoma si fa inconfondibile, altro che cane, è una iena, molto più robusta di quelle di ieri, è sola e non sembra neanche intimidita, ma semmai più distratta da qualcos’altro; i primi bocconi che un ragazzo gli porge prendendoli dalla sua cesta e ponendoli su di un bastoncino di legno, la convincono a concentrarsi sul cibo, si avvicina e lo spettacolo ha inizio!
Pochi minuti e capisco da cosa era distratta la iena: sta arrivando un altro esemplare non dalla giungla ma addirittura dai campi accanto alle case. Le due iene si ringhiano un pò, poi però cominciano a turno, una volta stabilite le gerarchie, a gironzolare accanto al contenitore di carne e a me, che nel frattempo mi sono avvicinato al ragazzo per dare loro da mangiare. Sarà che sono più grosse e più sfrontate rispetto a quelle del branco di ieri, forse anche perché siamo solo quattro persone e un paio di bambini, ma oggi fanno molta più impressione, le loro mandibole sono notevoli.
Ad un certo punto non capisco cosa mi sussurra il ragazzo, fatto sta che senza che me lo aspettassi, lui allunga il bastoncino con la carne sopra la mia testa proprio mentre una delle iene mi è alle spalle, e all’improvviso sento le zampe sulla schiena e il peso dell’animale che appoggiandosi a me allunga la testa verso l’alto per addentare il boccone: perdo per un attimo l’equilibrio, non ero preparato, il ragazzo mi consiglia di restare in ginocchio e restare fermo, e ripete il gesto.
Di nuovo la iena con le zampe anteriori fa da leva sulla mia schiena, peserà più di 50 kg e la sua possente mandibola si apre proprio a pochi centimetri dalla mia testa. Ho una iena in spalla, il secondo predatore al mondo, e non certo ammaestrato…ci vuole coraggio ma anche una discreta dose di incoscienza, in fondo son convinto che come ogni animale in natura, anche lei non abbia nessuna ragione di aggredire, il suo obiettivo è il cibo, proprio quello che sta penzolando a fianco al mio orecchio!
Un’esperienza incredibile, unica, indimenticabile!